Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/142

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— E se lo riconosce, aggiunse Pencroff, quanto sarà commosso!

— Ma ora Ayrton, disse Cyrus Smith, è degno di risalire a bordo del Duncan; e faccia il Cielo che sia veramente lo yacht di lord Glenarvan, perchè di qualunque altra nave avrei timore. Questi mari sono mal frequentati, ed io temo sempre la visita di qualche pirata malese alla nostra isola.

— La difenderemo! esclamò Harbert.

— Senza dubbio, rispose l’ingegnere sorridendo, ma è meglio non aver bisogno di difenderla.

— Una semplice osservazione, disse Gedeone Spilett. L’isola Lincoln è ignota ai naviganti, poichè non si trova nemmeno sulle carte più recenti. Non pare anche a voi, Cyrus, che questo sia un motivo perchè una nave, trovandosi all’improvviso in vista di questa terra nuova, cerchi di visitarla, anzi che fuggirla?

— Certamente, rispose Pencroff.

— Lo credo anch’io, aggiunge l’ingegnere; si può anzi affermare che è dovere d’un capitano segnalare e venire a riconoscere ogni terra od isola non ancora registrata, come appunto è l’isola Lincoln.

— Ebbene, disse allora Pencroff, ammettiamo che questa nave approdi e getti l’ancora là, a poche gomene dalla nostra isola... che faremo noi?

Questo quesito proposto bruscamente, stette dapprima senza risposta, ma Cyrus Smith, dopo breve meditazione, rispose colla sua solita pacatezza:

— Ciò che noi faremo, amici miei, ciò che noi dovremo fare, eccolo: comunicheremo colla nave, c’imbarcheremo al suo bordo e lasceremo la nostra isola dopo averne preso possesso in nome degli Stati dell’Unione, poi torneremo con quanti vorranno seguirci per colonizzarla, e dotare la Repubblica americana d’una stazione utile in questa parte dell’oceano Pacifico.

— Evviva! esclamò Pencroff; e non sarà già un