Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/153

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— No, no, Ayrton, Pencroff non diffida di voi, avete male interpretate le sue parole.

— Infatti, rispose il marinajo, io propongo ad Ayrton di accompagnarlo fino all’isola soltanto. Può darsi, sebbene la cosa sia poco probabile, che uno di quei mariuoli abbia sbarcato, e due uomini in tal caso non saranno di troppo per impedire di dare l’allarme; aspetterò Ayrton sull’isolotto ed andrà egli solo alla nave, poichè ha proposto di farlo.

Le cose furono così convenute, ed Ayrton fece i preparativi della partenza. Audace era il suo disegno, ma poteva riuscire, in grazia dell’oscurità della notte. Una volta giunto al bastimento, Ayrton, aggrappandosi alle briglie od alle catene delle sartie, potrebbe riconoscere il numero, e fors’anche sorprendere le intenzioni dei deportati. Ayrton e Pencroff, seguiti dai loro compagni, scesero sulla spiaggia. Ayrton si svestì e si strofinò di grasso in guisa da patir meno dalla temperatura dell’acqua tuttavia fredda, potendo accadere che fosse costretto a starvi immerso molte ore. Pencroff e Nab in quel mentre erano andati a cercare la piroga ormeggiata qualche centinajo di passi più su, sul litorale della Grazia, e quando tornarono, Ayrton era pronto a partire. Gli fu buttata una coperta sulle spalle, ed i coloni gli strinsero la mano. Ayrton s’imbarcò con Pencroff nella piroga.

Erano le dieci e mezza pomeridiane, quando entrambi scomparvero. I loro compagni tornarono ad aspettare ai Camini.

Il canale fu facilmente attraversato e la piroga venne alla riva opposta dell’isolotto. Ciò fu fatto non senza precauzioni, per paura che qualche pirata gironzasse in quel luogo; ma, dalle osservazioni fatte, parve certo che l’isolotto era deserto.

Ayrton, seguito da Pencroff, lo attraversò a passo rapido facendo levare a volo gli uccelli annidati nei vani delle roccie; poi senza esitare si gettò in mare