Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/182

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fanno il gran cabotaggio della Polinesia. Era probabile che vi si trovasse un po’ di tutto, e si converrà che era appunto quello che abbisognava alla colonia dell’isola Lincoln.

Nondimeno — e Cyrus Smith ne faceva l’osservazione con uno stupore silenzioso — non solamente lo scafo del brik aveva sofferto enormemente di quel qualsiasi urto che aveva cagionato la catastrofe, ma tutto, all’interno, era sottosopra, specialmente a prua. Tramezzi e puntelli erano rotti come se qualche formidabile obice fosse scoppiato entro il brik. I coloni poterono andare facilmente da prua a poppa, dopo d’aver rimosso le casse che venivano estratte mano mano.

Non erano carichi pesanti che fosse difficile rimuovere: semplici bagagli il cui stivaggio non era più riconoscibile.

I coloni giunsero allora fino a poppa del brik, in quella parte che sormontava un tempo il casseretto. Gli era là che, stando alle indicazioni di Ayrton, bisognava cercare la santabarbara.

Cyrus Smith pensava che non fosse scoppiata e che sarebbe possibile salvarne qualche barile, giacchè la polvere viene di solito chiusa in invogli metallici e non doveva aver sofferto al contatto dell’acqua.

Così infatti accadde. Si trovarono, in mezzo ad una gran quantità di projettili, una ventina di barili, il cui interno era guarnito di rame e che furono estratti con tutte le precauzioni. Pencroff veniva convincendosi cogli occhi propri che la distruzione dello Speedy non poteva attribuirsi ad uno scoppio, essendo la parte in cui si trovava la santa-barbara appunto quella che aveva meno sofferto.

— Possibile! esclamò l’ostinato marinajo, e soggiunse: ma quanto ad uno scoglio, vi dico io che non vi sono scogli nel canale.

— E allora come è andata? domandò Harbert.