Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/185

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quattro cannoni egli s’impegnava di impedire a qualsiasi flotta d’avventurarsi nelle acque dell’isola.

Non rimaneva più che un carcame inutile di quel ch’era stato il brik, quando sopravvenne il brutto tempo a finir di distruggerlo. Cyrus Smith aveva avuto intenzione di farlo saltare in aria per raccoglierne i pezzi, ma un forte vento di nord-est ed un mare grosso gli permisero di far economia di polvere.

Infatti, nella notte del 23 al 24, lo scafo del brik fu interamente sconquassato e parte dei rottami venne sul greto.

Quanto alle carte di bordo è inutile dire che, sebbene avesse frugato minuziosamente negli armadî del casseretto, Cyrus Smith non ne trovò traccia. I pirati avevano evidentemente distrutto tutto ciò che concerneva sia il capitano, sia l’armatore dello Speedy, e siccome il nome del suo porto non era scritto sul quadro di poppa, nulla poteva farne sospettare la provenienza. Pure, dal sesto della prua, Ayrton e Pencroff credevano che quel brik fosse costruzione inglese.

Otto giorni dopo la catastrofe, o meglio dopo il lieto ma inesplicabile scioglimento, al quale la colonia doveva la propria salvezza, non si vedeva più nulla della nave, nemmeno a marea bassa. I suoi rottami erano stati dispersi, e il Palazzo di Granito era ricco di quasi tutto quanto aveva contenuto la nave.

Pure il mistero che celava la sua strana distruzione non sarebbe mai stato svelato, senza dubbio, se il 30 novembre, Nab, gironzando sul greto, non avesse trovato un pezzo di grosso cilindro di ferro che portava traccie d’esplosione.

Quel cilindro era torto e lacerato all’estremità, come se fosse stato soggetto all’azione d’una sostanza esplosiva.

Nab portò il pezzo di ferro al suo padrone, che era allora occupato nell’officina dei Camini.