Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/215

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fuggiva dal contrafforte del monte Franklin e verso il quale Top si era precipitato.

Era uno di quelli il cui canotto si era infranto sugli scogli della foce della Grazia; d’altra parte, colui che Cyrus Smith aveva ucciso, ed il cui cadavere fu trovato fuor del ricinto, apparteneva propriamente alla banda di Bob Harvey.

Quanto al ricinto non vi era traccia di saccheggio. Le porte ne erano chiuse e gli animali domestici non avevano potuto disperdersi nella foresta. Non vedevasi nemmeno alcuna traccia di lotta, alcun guasto nell’abitazione, o nella palizzata; solo le munizioni, di cui Ayrton era provveduto, erano scomparse con lui.

— Il disgraziato sarà stato sorpreso, disse Cyrus Smith, e siccome era uomo capace di difendersi, sarà soggiaciuto.

— Sì, questo è a temersi, disse il reporter, e poi senza dubbio i deportati si sono acconciati nel ricinto, ove trovavano di tutto in abbondanza, e non hanno presa la fuga se non quando ci hanno visti arrivare. È evidente che in questo momento Ayrton, morto o vivo, non è più qui.

Bisognerà battere la foresta, disse l’ingegnere, e sbarazzar l’isola da quei miserabili. I presentimenti di Pencroff non lo ingannavano quando voleva che dessimo loro la caccia come a belve feroci. Se l’avessimo fatto ci saremmo risparmiati tante sciagure.

— Sì, rispose il reporter, ma ora abbiamo il diritto di essere spietati.

— Ad ogni modo, disse l’ingegnere, siamo costretti ad aspettare ed a rimanercene nel ricinto fino a che si possa, senza pericolo, trasportare Harbert al Palazzo di Granito.

— Ma Nab? domandò il reporter.

— Nab è al sicuro.

— E se, inquieto della nostra assenza, si arrischiasse a venire?