Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/243

Da Wikisource.

fortunatamente la brezza marina rinfrescava alquanto. Harbert rinasceva, e, da una finestra posta vicino al suo letto, respirava quell’aria salubre piena di emanazioni saline che gli ridonava la salute. Cominciava a mangiare, e sa Dio che buoni bocconi leggeri e saporiti gli preparava Nab!

– Vi è da far venir voglia di esser stato moribondo! diceva Pencroff.

In tutto quel tempo, i deportati non si erano mai fatti vedere nei dintorni del Palazzo di Granito. Di Ayrton non si aveva più novelle, e se l’ingegnere ed Harbert serbavano ancora qualche speranza di ritrovarlo, i suoi compagni non ne mettevano in dubbio la morte. Pure quella incertezza non poteva durare, ed appena il giovinetto fosse in forze, si doveva intraprendere la spedizione, che doveva dare un risultato di tanta importanza. Ma bisognava attendere un mese forse, perchè non basterebbero tutte le forze della colonia per trionfare dei deportati.

Del resto Harbert migliorava sempre. Era scomparsa la congestione del fegato, e le ferite potevano dirsi del tutto cicatrizzate.

In quel mese di gennajo furono fatti importanti lavori nell’altipiano di Lunga Vista; ma consistettero unicamente nel raccogliere tutto quanto era scampato alla devastazione, in biade ed in legumi. I semi e le piante furono raccolti, in guisa da fornire una nuova messe per la mezza stagione prossima. Quanto al ricostrurre gli edifizî del cortile, il mulino e la scuderia, Cyrus preferì aspettare, poichè intanto che essi inseguissero i deportati potevano costoro fare una nuova visita all’altipiano e porre un’altra volta ogni cosa in esterminio. Purgata l’isola dai malfattori, si penserebbe a riedificare.

Il giovane convalescente aveva incominciato a levarsi nella seconda quindicina del mese di gennajo, prima un’ora al giorno, poi due, poi tre. Le forze