Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/270

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Ad un cenno dell’ingegnere, Pencroff e Nab visitarono quei corpi già irrigiditi dal freddo.

Non portavano alcuna traccia apparente di ferite.

Solo, dopo di averli esaminati attentamente, Pencroff vide in fronte dell’uno, nel petto o nelle spalle degli altri, un punticino rosso, specie di contusione visibile appena, e di cui non si poteva riconoscere l’origine.

— Ecco dove sono stati colpiti! disse Cyrus Smith.

— Ma con qual’arme!? esclamò il reporter.

— Con un’arme fulminante di cui non abbiamo il segreto.

— E chi li ha fulminati? domandò Pencroff.

— Il giustiziere dell’isola, rispose Cyrus Smith, colui che vi ha trasportato qui, Ayrton, colui la cui influenza si è ancora manifestata, colui che fa per noi tutto quanto non possiamo fare noi medesimi e che ciò fatto ci si nasconde.

— Cerchiamolo adunque! esclamò Pencroff.

— Sì, cerchiamolo, rispose Cyrus Smith, ma l’essere superiore che compie di siffatti prodigi non lo troveremo se non piaccia finalmente a lui di chiamarci.

Codesta protezione invisibile, che riduceva a nulla la loro propria azione, irritava e commoveva insieme l’ingegnere. La sua inferiorità relativa, fatta così manifesta, era di quelle di cui un’anima fiera può sentirsi ferita. Una generosità che si accomoda in guisa da eludere ogni ricompensa, mostrava una specie di disprezzo che guastava, agli occhi di Cyrus Smith, il valore del benefizio.

— Cerchiamolo, aggiunse egli, e voglia Iddio che ci sia permesso un giorno di provare a questo protettore altero ch’egli non ha da fare con ingrati! Che non darei io perchè potessimo pagarlo, rendendogli alla nostra volta, anche a prezzo della vita, qualche segnalato servigio!

Quind’innanzi questa ricerca fu l’unico pensiero