Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/315

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dono l’ammirazione, e il vostro nome non ha nulla a temere dai giudizî della storia. Essa ama le eroiche follie, pur condannandone i risultati che ne derivano.

Il petto del capitano Nemo si sollevò e la sua mano si tese verso il cielo.

— Ho io avuto torto? Ho io avuto ragione? mormorò.

Cyrus Smith soggiunse:

— Tutte le grandi azioni risalgono a Dio, perchè vengono da lui. Capitano Nemo, le persone oneste che sono qui, esse che voi avete soccorso, vi piangeranno sempre.

Harbert si era accostato al capitano. Piego le ginocchia, gli prese la mano e la baciò.

Una lagrima spuntò dal ciglio del morente.

— Fanciullo mio, mormorò egli, che tu sia benedetto!


CAPITOLO XVII.


Le ultime ore del capitano Nemo — La volontà d’un morente — Un ricordo ai suoi amici d’un giorno — La bara del capitano Nemo — Alcuni consigli ai coloni — Il momento supremo — In fondo ai mari.

Era venuto il giorno; nessun raggio luminoso penetrava in quella cripta profonda. Il mare, allora alto, ne ostruiva l’apertura. Ma la luce fittizia, che sfuggiva a lunghe striscie attraverso le pareti del Nautilus, non era indebolita, e la zona d’acqua splendeva sempre intorno all’apparecchio galleggiante.

Un’estrema stanchezza accasciava allora il capitano Nemo, il quale era ricaduto sopra il divano. Non si poteva pensare a trasportarlo al Palazzo di Granito, perchè egli aveva manifestato il desiderio di rimanere in mezzo a quelle maraviglie del Nautilus, che milioni non avrebbero pagato, e d’aspettarvi una morte, la quale non poteva tardare a venire.