Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/320

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E pensavano pure che qualunque fosse il giudizio della posterità sugli atti di quell’esistenza per così dire sovrumana, il principe Dakkar resterebbe sempre una di quelle fisonomie strane, la cui memoria non si può cancellare.

— Ecco un uomo! disse Pencroff. È egli credibile che abbia così vissuto in fondo al mare? E dire che non vi avrà forse trovato più tranquillità che altrove.

— Il Nautilus, fece osservare Ayrton, ci avrebbe forse potuto servire a lasciar l’isola e ad andare in qualche terra abitata.

— Per mille diavoli! esclamd Pencroff, non sono io che mi arrischierei mai a dirigere un apparecchio simile. Correre sopra i mari, vada, ma sotto, no davvero!

— Credo, rispose il reporter, che la manovra d’un apparecchio come il Nautilus debba essere facilissima, Pencroff, e che si potrebbe avvezzare presto. Nessuna tempesta da temere, perchè a pochi piedi dalla superficie le acque del mare sono tranquille come quelle del lago.

— Possibile! ribattè il marinajo; ma io preferisco un buon colpo di vento in una nave ben attrezzata. Un battello è fatto per andare sull’acqua e non sotto.

— Amici miei, rispose l’ingegnere, è inutile, almeno rispetto al Nautilus, discutere la questione dei battelli sottomarini. Il Nautilus non è nostro e non abbiamo il diritto di disporne; d’altra parte, non ci potrebbe servire in alcun modo. Oltrechè non potrebbe più uscire da questa grotta, il cui ingresso è chiuso per un rialzo delle rupi basaltiche, il capitano Nemo vuole che si seppellisca con lui dopo la sua morte. La sua volontà è espressa e noi l’eseguiremo.

Cyrus Smith ed i suoi compagni, dopo una conversazione che si prolungò alcun tempo ancora, ridiscesero nell’interno del Nautilus. Colà presero un po’ di cibo, e rientrarono nel salotto.