Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/331

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— Non è da stupire, rispose il reporter. Il risveglio del vulcano data già da un certo tempo. Vi ricordate, Cyrus, che i primi vapori apparvero verso il tempo in cui abbiamo frugato nei contrafforti della montagna per iscoprire il nascondiglio del capitano Nemo? Se non m’inganno era verso il 15 ottobre.

— Sì, rispose Harbert, e sono oramai due mesi e mezzo.

— I fuochi sotterranei hanno adunque covato per dieci settimane, ripigliò a dire Gedeone Spilett, e non è da maravigliare che prorompano ora con tanta violenza.

— Non le sentite voi le vibrazioni del suolo? domandò Cyrus Smith.

— Certo, rispose Gedeone Spilett, ma da questo ad un terremoto...

— Non dico che siamo minacciati da un terremoto, rispose Cyrus Smith. Dio ce ne preservi! No, queste vibrazioni sono dovute alla effervescenza del fuoco centrale. La corteccia terrestre altro non è che la parete d’una caldaja, e voi sapete che la parete d’una caldaja, sotto la pressione dei gas, vibra come una lastra sonora. È ciò che avviene in questo momento.

— Oh! i bei zampilli di fuoco! esclamò Harbert.

In quella spicciò dal cratere una specie di fuoco d’artifizio, di cui i vapori non avevano potuto scemare il bagliore. Migliaja di frammenti luminosi si avven tavano in direzione contraria. Alcuni, sorpassando la cupola di fumo, si lasciavano dietro un vero polverio incandescente. Quest’eruzione fu accompagnata da scoppi successivi, come d’una batteria di mitragliatrici.

Cyrus Smith, il reporter ed il giovinotto, dopo d’aver passato un’ora sull’altipiano di Lunga Vista, ridiscesero sul greto e tornarono al Palazzo di Granito.

L’ingegnere era pensieroso, quasi inquieto, tanto