Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/34

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giorno medesimo in una escursione al largo; il tempo era bello, ed il mare facile, sopratutto nel litorale del sud, perchè il vento soffiava da nord-ovest da un’ora.

— A bordo, a bordo! gridava il capitano Pencroff.

Ma bisognava far colazione prima di partire, e parve anzi ben fatto portar provviste a bordo, per il caso che l’escursione durasse fino a sera.

Cyrus Smith anch’esso aveva fretta di esperimentare quel battello di cui aveva dato il disegno, sebbene, per consiglio del marinajo, ne avesse spesso modificato alcune parti. Ma egli non aveva in esso la fiducia di Pencroff, e siccome costui non parlava più del viaggio all’isola Tabor, Cyrus Smith sperava perfino che il marinajo v’avesse rinunciato. Gli sarebbe ripugnato infatto vedere due o tre de’ suoi compagni avventurarsi lontanamente su quella barca piccina che non stazzava più di 15 tonnellate. Alle dieci e mezzo tutti erano a bordo, anche Jup, anche Top. Nab ed Harbert levarono l’ancora, che mordeva la sabbia presso alla foce della Grazia; fu issata la vela di brigantino, la bandiera Lincolniana sventolò in cima all’albero, ed il Bonaventura, diretto da Pencroff, prese il largo. Per uscire dalla baja dell’Unione bisogno dapprima avere il vento in poppa, e si potè accertare che a questo modo la velocità del battello era soddisfacente.

Dopo aver doppiato la punta del Rottame ed il capo Artiglio, Pencroff dovette tenersi al più presso per rasentare la costa meridionale dell’isola, e, fatte alcune bordate, egli osservò che il Bonaventura poteva camminare a cinque quarti del vento circa e che resisteva abbastanza contro la deriva. Virava benissimo, col vento in faccia, ed anzi guadagnava nel viramento.

I passeggieri del Bonaventura erano in verità felici; avevano una buona barca, che all’occorrenza doveva