Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/342

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beneficio! Vedrete che, così morto com’è, ce ne farà degli altri.

— E che cosa vi ha detto il capitano Nemo? do mando il reporter.

— Sappiatelo dunque, amici miei; l’isola Lincoln non è nelle condizioni in cui sono le altre isole del Pacifico, e una disposizione speciale, che mi ha fatto conoscere il capitano Nemo, deve tosto o tardi produrre lo spezzamento della sua ossatura sottomarina.

— Uno spezzamento! l’isola Lincoln spezzarsi! Oibò! esclamò Pencroff, il quale, malgrado tutto il rispetto che aveva per Cyrus Smith, non potè trattenersi dallo stringersi nelle spalle.

— Ascoltate, Pencroff, proseguì a dire l’ingegnere; ecco quello che aveva notato il capitano Nemo e che ho accertato io medesimo jeri nella mia escursione alla cripta Dakkar. Questa cripta si prolunga fin sotto al vulcano e non è separata dal condotto centrale se non dalla parete che ne forma il termine. Ora questa parete è solcata da fessure, che lasciano già passare i gas solforosi sviluppati all’interno del vulcano.

— Ebbene? domandò Pencroff corrugando la fronte.

— Ebbene, mi sono accorto che quelle fessure si allargano sotto la spinta interna, che quella muraglia di basalto si fende, e che in un tempo più o meno lungo essa lascerà passare le acque del mare che empiono la caverna.

— Buono! esclamò Pencroff tentando di scherzare un’ultima volta; il mare spegnerà il vulcano e tutto sarà finito.

— Sì, rispose Cyrus Smith, sì, tutto sarà finito. Il giorno in cui l’acqua del mare si precipiterà nel condotto centrale e penetrerà fin nelle viscere dell’isola, quel giorno Pencroff, l’isola Lincoln salterà in aria, come salterebbe in aria la Sicilia se il Mediterraneo penetrasse nell’Etna!

Nulla risposero i coloni a questa frase così affer-