Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo II, Milano, Guigoni, 1890.pdf/347

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— O il lago arresterà questa corrente, ed una parte dell’isola sarà preservata da una devastazione completa, oppure la corrente invaderà le foreste del Far-West, e non un albero, non una pianta rimarrà alla superficie del suolo. Non avremo più in prospettiva su queste nude roccie altro che una morte che l’esplosione dell’isola non ci farà aspettare.

— Allora, esclamò Pencroff incrociando le braccia e picchiando la terra col piede, è inutile lavorare al battello, non è vero?

— Pencroff, rispose Cyrus Smith, bisogna fare il proprio dovere fino alla fine.

In questo momento il fiume di lava, dopo di essersi aperto un passo attraverso agli alberi che divorava, giunse al confine del lago. Colà era un certo rialzo del terreno, che, se fosse stato maggiore, avrebbe forse bastato a trattenere il torrente.

— All’opera! esclamò Cyrus Smith.

Il pensiero dell’ingegnere fu subito compreso. A quel torrente bisognava, per così dire, porre una diga e costringerlo a versarsi nel lago. Corsero i coloni al cantiere, e tornarono con zappe, accette e vanghe; poi per mezzo di cumuli di terra, ed alberi atterrati, riuscirono in poche ore a rizzare una diga alta tre piedi e lunga qualche centinajo di passi. Pareva loro, quando ebbero finito, che non avessero lavorato che pochi minuti.

Era tempo. La materia liquida giunse quasi subito alla parte inferiore della spalla. Il fiume si gonfiò come per una piena e minacciò di straripare e di vincere il solo ostacolo che poteva impedirgli d’invadere tutto il Far-West.... Ma la diga pervenne a trattenerlo, e dopo un minuto di esitazione terribile, la costrinse a versarsi nel lago Grant con una cascata alta alcuni piedi.

I coloni, ansimanti, senza fare un gesto, senza proferire parola, guardarono allora quella lotta dei due elementi.