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86 mastro zaccaria.

metallico di una campana, e si poteva intendere, il suo cuore battere come un orologio. Quell’ometto, le cui braccia si movevano alla maniera delle freccie sopra un quadrante, camminava saltelloni senza voltarsi mai. Se lo si seguiva si veniva a conoscere che percorreva una lega per ogni ora in direzione quasi circolare.

Da poco tempo quell’essere bizzarro vagava così, o meglio girava per la città; ma si aveva potuto osservare che ogni giorno, al momento in cui il sole passava il meridiano, egli si arrestava davanti alla cattedrale di S. Pietro e si rimetteva in moto dopo i dodici tocchi del mezzodì. Tranne in questo momento preciso, egli sembrava sorgere in mezzo a tutti i crocchi in cui si parlava del vecchio orologiaio; molti domandavano con terrore qual rapporto potesse esservi fra mastro Zaccaria e lui, e notavano che egli non perdeva di vista il vecchio e la figliuola durante le loro passeggiate.

Un giorno sulla Treille, Geranda vide quel mostro che la guardava ridendo. Essa si strinse contro al padre con un movimento di terrore.

«Che hai, Geranda? domandò mastro Zaccaria.

— Non so, rispose la giovinetta.

— Ti trovo mutata, fanciulla mia, disse il vecchio orologiaio; ecco che mi ti ammali alla tua volta. Ebbene, aggiunse con triste sorriso, bisognerà che io ti curi, e ti curerò bene.

— Oh! babbo, non sarà nulla. Ho freddo, ed immagino che sia.....

— Che cosa, Geranda?

— La presenza di quell’uomo che ci segue di continuo, disse a bassa voce.

Mastro Zaccaria si rivolse verso il vecchietto:

«In fede mia, disse egli con aria soddisfatta, va bene, poichè sono quattro ore appunto. Non temer di nulla, figliuola, non è un uomo, è un orologio!

Geranda guardò il padre con terrore. Come mai mastro Zaccaria aveva letto l’ora sul volto di quella bizzarra creatura?

«Giusto, continuò il vecchio orologiaio senza occuparsi più