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PARTE PRIMA
Quegli rispose: — Ben ti compiaci d’esser nato in patria guasta
da’ vizi, perocché i tuoi vi trovarono esercizi quotidiani,
occasioni pronte, ed opportunitá preparate. Che se tu fossi vivuto
in tempi moderati dalla egualitá civáie, meglio si sarebbe allora
distinto l’animo tuo ritroso a sofferirla. —
— T’inganni, — Cesare gli rispose, — avvegnaché avrei certo bramato di trapassare tutti nella gloria, ma non nella potenza. Io strinsi il ferro non per opprimere Pompeo, ma per non essere oppresso da lui. Qual poi sarei stato in una patria saggia, appare da quello che fui in una stolta. Imperocché dove la crudeltá era applaudita, la clemenza derisa, la vendetta necessaria, io temperai con grazia e con umanitá la mia fortuna. Che se di alcuna virtú mi debbo pentire, è di quella per cui l’uomo s’innalza a celeste natura, la facilitá al perdono. Siila grondante di sangue civile visse provetto e illeso in ozi campestri; io sempre avaro del vostro e prodigo del mio, fui spento dagl’ingrati. — Cosí dicendo físava gli occhi in Bruto e parea inclinasse all’ira. Questi pure si perturbava a tale rimprovero, di modo che l’antico avvenimento ridestava nuovi sdegni in que’ generosi intelletti. Ma Tullio interponendosi disse: — Pace, o emuli illustri: assai ne duole vedere qui non ancora placate le piú grandi anime fra noi. Quantunque cosí diversi di sentenze e di costumi, pur foste maravigliosi, l’uno per certa severa e quasi divina virtú in mezzo delle corruttele, e l’altro per la sua bontá nell’imperio assoluto. Che se non fosse piú nobile possedimento la libertá, soave era al certo la potenza del Dittatore: chiamalo tiranno, se vuoi, ma fu di tutti il migliore. E però siccome non vi fu mai piú onesto cittadino di Bruto, cosí non vi fu mai despota in somma prosperitá piú di Cesare moderato. Deste pertanto al mondo ambedue un esempio incredibile, per modi contrari, della eccellenza di vostra natura. L’uno rimase qual unica face di virtú nella notte de’ vizi; l’altro, sospinto in mare crudele di sangue e di misfatti, si preservò innocente quanto concede una altissima fortuna. —
Alle quali parole, pronunziate dall’oratore con mansuetudine confacevole a moderare lo sdegno in qualunque, lo spense in loro agevolmente, i quali giá tanto gustarono in questa vita le sue