Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/145

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palpebre al sonno, e quindi ancora il capo, onde alla fine appoggiando il destro gomito sul morbido sedile, ed alzandone il braccio, consegnò la guancia di rose alla eburnea mano, abbandonando la manca languidamente sul grembo. Un leggiero soffio di zefiro amico della bellezza ed autore delle piacevoli negligenze, spirando dall’atrio vicino sparse su di lei omeri, con disordine leggiadro i folti crini, e scompose i veli: in modochè ammirando l’artefice il favore del vento e del sonno, che avevano gareggiato nel comporre il soggetto con divina maestria, pregando Morfeo che per alcun tempo scuotesse su di lei le ali grondanti il sugo di papavero, cheto e tacito per non isvegliarla con rapido pennello, ne ritrasse la vaga situazione, e in parte non meno ne distese i colori. Stava appunto animando le labbra col colore dell’alba nascente, quand’ella aprì gli occhi, e si riscosse. Queste tradizioni ven-