Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/18

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gli occhi alle statue di Omero, le quali me lo presentano colla bocca socchiusa, e le pupille quantunque prive per sempre della preziosa luce dell’empireo, pure in alto rivolte in modo che fralle tenebre della misera cecità sembra che ricerchi la sua musa, e quasi ascolto uscire dalle di lui labbra l’armonioso verso, con cui dà principio alla divina Iliade.

Narra d’Achille o Dea l’ira funesta.

Mirabil mano, e più mirabile ingegno (io meco stesso esclamo talvolta, quando m’incontro nel portico dell’areopago colla statua di questo maraviglioso poeta sculta da Fidia) ecco riunite in un punto le memorie del più felice stile, e del più industre scalpello! nè so qual maggior stupore mi diletti, o quello che infonde la viva immagine di tal uomo, che è rimasto immortale ne’ suoi scritti, o quello che mi deriva dall’incomprensibile artifizio, con cui Fidia trasmise l’ani-