Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/42

Da Wikisource.

qual diletto mirasse il garzone nascere sotto la sua mano la candida gioventù, e la proporzionata forma in tutte le membra, e finalmente anche nel volto. Imperciocchè rimirandosi in una lucidissima lamina di ben liscio metallo, vide in lei riflessa la propria sembianza. Al pari di Narciso non poteva saziarsi di se, ed era certamente meritevole di scusa una simile compiacenza di se stesso, quantunque soglia altrui comunemente dispiacere. Perchè quella avvenenza che sia dono della natura cresce e si forma giornalmente con noi, e però si distrugge facilmente il di lei senso, come di un pregio consueto e triviale, ma un’improvvisa e divina bellezza, che subentri in pochi istanti ad una forma non bella, renderebbe il trasformato ammiratore, perchè straniero di se medesimo. Calmato alquanto in Faone lo stupore, rivolse a Venere le sue preghiere, acciocchè avendogli dato così pregievole dono, ne fossero anco benigni gli effetti. Ma non poten-