Pagina:Verri - Osservazioni sulla tortura, Milano 1843.djvu/27

Da Wikisource.

sulla tortura. 19

che pigli mi questa quantità di danari? Allora gli venne detto dal giudice quanto risultava in processo e sui danari e sulla persona grande, e si redarguì perché dicesse la verità. Rispose il Mora queste parole: V. S. non vuol già se non la verità, e la verità io l’ho già detta quando sono stato tormentato, e ho detto anche d’avvantaggio; dal quale fine si vede come l’infelice avrebbe pure ritrattata tutta la funesta favola pronunziata, se non avesse temuto nuovi tormenti: E ho detto anche d’avvantaggio! Questo anche più chiaramente lo disse allorché ai due di luglio furongli dati i reati, e stabilito il breve termine di due soli giorni per fare le sue difese; sul qual proposito si legge in processo che il protettore de’ carcerati disse al notajo così: Per obbedienza sono stato dal signor presidente, e gli ho parlato; sono anco stato dal Mora, il quale mi ha detto liberamente che non ha fallato, e che quello l’ha detto per i tormenti; e perché io gli ho detto liberamente, che non voleva, né poteva sostenere questo carico di difenderlo, mi ha detto che almeno il sig. presidente sia servito di provvederlo di un difensore, e che non voglia permettere che abbia da morire indifeso: da che si vedono più cose, cioè che il Mora teneva per certo di dover morire, e tutta la ferocia del fanatismo che lo circondava doveva averlo bastantemente persuaso; che sebbene tenesse per certa la morte, liberamente diceva di avere mentito per i tormenti; e che finalmente il furore era giunto al segno, che si credeva un’azione cattiva e disonorante il difendere questa disgraziata vittima, posto che il protettore diceva di non volere, né potere assumersene l’incarico. Il termine poi per le difese venne prorogato.

§. V.

Delle opinioni e metodi della Procedura criminale in quella occasione.

Acciocché poi si possa concepire un’idea precisa e originale del modo di pensare in quel tempo, credo opportuno di trascrivere un esame, che sta nel corpo di quest’orribile processo: veramente serve egli di episodio alla tragedia del Piazza e del Mora; ma siccome originalmente vi si vedono la feroce pazzia, la superstizione, il delirio, io lo riferirò esattamente, ponendo in margine distintamente le osservazioni che mi si presentano. Ecco l’esame:

« Die suprascripto, octavo Julii:

« Vocatus ego notarius Gallaratus, dum discedere vellem a loco suprascripto appellato la Cassinazza, juvenis quidam mihi formalia dixit: Io voglio che V. S. mi accetti nella sua squadra, ed io dirò quello che so.

« Tunc ei delato juramento etc.