Pagina:Verri - Osservazioni sulla tortura, Milano 1843.djvu/70

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procedure mal tessute, rapportate dall’illustre Voltaire e dall’autore del libro intitolato Le Cause celebri, hanno non poco raddolcita la durezza dei tribunali francesi, non vi è dubbio che un monumento sì evidente di barbarie, scoperto da lei, e presentato con tanto interessamento, debba ottenere l’intento di togliere la tortura dalle nostre procedure criminali e di raddolcirne lo spirito.

Io non lo adulo punto nell’assicurarlo, che il quadro spaventevole di tutte le funeste circostanze della pestilenza del 1630 e della catastrofe dei poveri Piazza, Mora ed altri, mi ha fatto ancora maggior impressione di quello dei Calas, dei Servet e De-la-Barre. L’esecuzione abbominevole derivata nella nostra allora desolata patria fa una sensazione più crucciosa, anche per il numero de’ giustiziati e prima tormentati per delitti impossibili, assurdi, confessati per l’atrocità del dolore, accompagnati da circostanze contraddittorie, inverisimili ed incompatibili. Tale esecuzione prova inoltre essere stati privi del sì raro senso comune e gli esaminatori ed i giudici. Vi è una sola differenza favorevole per la nostra nazione. Gli orrori della nostra città, sì pateticamente descritti da lei, sono del 1630, laddove le barbarie francesi sono del secolo XVIII.

Il chiarissimo signor Conte rimarca assai giudiziosamente quanto sieno straziosi i tormenti della tortura, e proprj a strappare assai più facilmente le menzogne che le verità. Cita ella a tempo i pensieri di uomini rispettabili, e fa assai ben sentire che i libri e le leggi che regolavano in quei tempi le procedure criminali, libri pieni di sentenze scandalose, proprie a far raccapricciare le anime sensibili, sebben meditati con attenzione e forse con piacere dai freddissimi legali, essendo quelli stessi libri e leggi che servono di norma anche oggidì, può arrivare che si ripetano i medesimi esempi di crudeltà e le medesime ingiustizie. Anche a mio credere è una cosa difficile sì, ma non però impossibile malgrado il perfezionamento sensibile della ragione umana, che si possano trovare nei tempi in cui viviamo giudici del pari ignoranti ed inumani quanto lo erano quelli del 1630. Il Portogallo ci ha provato questa possibilità, ed i tormenti colà stati praticati pochi anni fa contro di rei sovente immaginarj, di delitti ugualmente ideali, inverisimili e del tutto supposti quanto lo erano le unzioni pestilenziali, sono degni di rimarco, e servono a dimostrare vie più la necessità da lei sì bene esposta di riformare questi usi abbominevoli, queste leggi e procedure, o almeno di moderarne la pratica selvaggia.

Niente di più utile, dottissimo signor Conte, che il citare come ella fa i Codici stessi, le procedure ed i dottori medesimi, che risguardano la tortura come un mezzo fallace di scoprire la verità, e le di lei prove sulla ingiustizia della stessa, sono del pari trionfanti. Mi creda pure che gli esempi della Scrittura faranno impressione, perchè non si tratta di convincer filo-