Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/236

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212 gingillino.


Fa di tenerlo in giorno, e raccapezza
     La chiacchiera, la braca, il fattarello;
     Tutto ciò che si fa, da Su’ Altezza
     (Per così dire) infino a Stenterello.
     Sia l’ozio, il posto o la meschinità,
     Chi comanda è pettegolo, si sa.

Se il Diavolo si dà1 che ti s’ammali,
     Visite, amico, visite e dimolte:
     Metti sossopra medici, speziali,
     Fa’ quelle scale centomila volte;
     Piantagli un senapismo, una pecetta,
     E bisognando vuota la seggetta.

Se l’omo guarirà, fattene bello:
     Se poi vedi che peggiora e che muore,
     A caso perso, bacia il chiavistello,
     E lascia nelle péste il Confessore.
     Il morto giace, il vivo si dà pace,
     E sempre s’appuntella al più capace.

Colle donne di casa abbi giudizio;
     Perchè, credilo a me, ci puoi trovare
     Tanto una scala quanto un precipizio,
     E bisogna saper barcamenare.
     Tienle d’accordo, accattane il suffragio;
     Ma prima di andar oltre, adagio Biagio.

Se avrà la moglie giovane, rispetto,
     E rispetto alle serve e alle figliuole:
     Se l’ha vecchia, rimurchiala a braccetto,
     Servila, insomma fai quello che vuole:
     Oh le vecchie, le vecchie, amico mio,
     Portano chi le porta; e lo so io.

  1. Darsi il Diavolo, cioè darsi la disgrazia, modo usato dal popolo che con molto accorgimento fa tutt’una cosa di disgrazia e di Diavolo.