O Gino mio, se a te questo segreto
Conflitto della mente io non celai,
Quando accusar del canto o mesto o lieto
In me la nota o la cagione udrai,
Narra quel forte palpito inquïeto,
Tu che in altrui l’intendi e in te lo sai,
Di quei che acceso alla beltà del vero
Un raggio se ne sente nel pensiero,
E ognor lo segue e non lo giunge mai.
£ anch’io quell’ardua immagine dell’arte,
Che al genio è donna e figlia è di natura,
£ in parte ha forma dalla madre, in parte
Di più alto esemplar rende figura;
Come l’amante che non si diparte
Da quella che d’amor più l’assecura,
Vagheggio, inteso a migliorar me stesso,
£ d’innovarmi nel pudico amplesso
La trepida speranza ancor mi dura.