Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu/338

Da Wikisource.
314

A UNO SCRITTORE DI SATIRE IN GALA.



Satirico chiarissimo, lo stile
     Vorrai forbire, e colla dotta gente
     Rivaleggiar di chiarissima bile?

Vorrai di porcherie, tenute a mente
     Spogliando Fiacco, Persio e Giovenale,
     Latinizzare il secolo presente?

Vorrai di greco e di biblico sale
     Salare idee pescate alla rinfusa,
     E barba di cassone e di scaffale?

Farai tronfiare e declamar la Musa
     Stitica sempre, sempre a corde tese,
     Sempre in cerchio retorico rinchiusa?

Oh di che razza di muggir cortese
     Muggiscono per tutto in tuo favore
     Tutte l’Arcadie del nostro paese!

Tu del cervello altrui lucidatore?
     Libero ingegno, insaccherai nel branco
     Del servo pecorame imitatore?

Vedi piuttosto di chiamare a banco
     I vizi del tuo popolo in toscano:
     Di chiamar nero il nero e bianco il bianco;

E di pigliare arditamente in mano
     Il dizionario che ti suona in bocca,
     Che, se non altro, è schietto e paesano.

Curar l’altrui magagne a noi non tocca:
     Quando nel vicinato ardon le mura,
     Ognuno a casa sua porti la brocca.