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Viaggio al S. Gottardo. 123

molite, pietra cristallizzata a raggi, che qui si trova. In questi contorni v'ha pur copia di cristalli di rocca d’ogni maniera (e talora con aghi di titano e con colorite) d’adularie e di tormaline. Più in alto v’è neve eterna: il Ticino qui cade precipitoso dal monte, ma vedesi solo a luogo a luogo, poichè la neve ne copre il corso, e talora serve di ponte, su sui il viandante passa senza avvedersene, e raccapriccia poi, dice Sulzer, pensando al corso pericolo. Pericolo ancor maggiore v’è per le frane di neve dette avvalanche, che in enormi ammassi precipitan dall’alto, e per lo scioglimento delle nevi medesime. In quest’ultimo caso bisogna fidarsi ai muli e ai cavalli, che cauti ritiran il piede ove la neve più non regge.

All’ultima cascata lo scoglio cangia natura, ed è qui vero granito venato, quindi granito in massa. S’entra alla fine in un picciol piano, in cui sta l'Ospizio già de’ Cappuccini, bruciato e distrutto da’ soldati nel 1799. Nella pianura vi son quattro laghetti, tre de’ quali danno le acque al Ticino, e uno al Reus. Da Airolo all’Ospizio viensi in due ore. Questo luogo è alto 1065 tese sopra il mare.

Il San Gottardo (nome che altri derivano dal celtico Got e ardth (il Dio più alto) altri da S. Gottardo vescovo d'Hildescheim nel xii secolo), fu chiamato dagli antichi le