testa. La lavanda, il timo, l’anemone,
la centaurea, ed altri fiori d’ogni specie,
che si coltivano a gran pena nelle
nostre serre e ne’ nostri giardini, e
crescono spontanei in lor nativa bellezza
sul dorso dell’Alpi, formano il
grazioso tappeto su cui errano le sue
agnelette. — Amabile pastorella, dimmi:
ove si trova il tuo fortunato albergo?
Donde partisti questa mattina
allo spuntar dell’aurora? Non potrei
io colà venir teco ad abitare? — Ma,
ohimè! la dolce quiete, di cui tu godi,
non tarderà a svanire. Il demone della
guerra, non contento di desolare luoghi
più popolosi, porterà fra poco
l’agitazione e lo spavento fin nel tuo
solitario ritiro. Già veggo inoltrarsi feroci
guerrieri, salire di montagna in
montagna, e approssimarsi alle nubi. —
Lo strepito del cannone si fa sentire