Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/245

Da Wikisource.

luogo per la prima volta ò veduto usare le macine composte di molti pezzi di pietra di Milo, ch’io non conosceva per lo innanzi, così chiamata dall’Isola di questo nome nell’Arcipelago. Non crederei agevolmente, che l’Isola avesse tratto il nome dall’uso della pietra1: imperocchè Μήλος non Мύλος fu dagli Antichi chiamata. Quasi tutti i Mulini della Provincia fanno uso di questa sorte di macine, preferendole alle mole pesanti di macigno, perchè girano più velocemente, essendo assai più leggiere, e per conseguenza danno molto lavoro in poco tempo.

L’esame della pietra di Milo m’à chiarito, che da questo apparente vantaggio deono venirne dei danni reali. È questa spezie di pietra bianca, cavernosa, leggierissima di peso in proporzione della sua mole. Nelle due cellule irregolari par che si scuopra a prima vista il lavoro d’un’acqua stillatizia, e che per conseguenza deva riporsi fra i Pori acquei: ma confrontata colle pomici nere spungose, e pesanti de’ Vulcani antichi somiglia ad esse nella tessitura moltissimo. Nel girare rapidamente si consuma, e mescola le sue particelle vitree angolose colla farina, lo che rende il pane arenoso, e dee produrre alla lunga pessimi effetti ne’ corpi umani. Per fare l’uso migliore della pietra di Milo, sarebbe da adoperarla nella costruzione delle volte, ad imitazione de’ Pompejesi,

  1. Cristoforo Crisonio, Autore d’un Isolario ms. fig., che si conserva nella Biblioteca de’ Coo: Draganich Veranzj a Sibenico, asserisce, che l’Isola à tratto il nome dalle pietre. Il Codice mostra di essere stato scritto verso la fine del XV secolo. Il Crisonio nel corpo di quest’Opera, dice d’averne scritto un’altra espressamente pell’Isola di Creta. Ad onta de’ pregiudizj del suo secolo, questo Autore, ch’io credo inedito, à del merito.