Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/279

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geva in riva al mare; ma su d’un piano assai superiore al livello dell’acque. Il bel fiumicello di Xernovniza1, di cui non ò saputo finora trovare il nome presso gli antichi Geografi, mette foce nel di lei Porto, capace di molti navigli pella sua ampiezza, ma reso di basso fondo a’ giorni nostri, forse dall’importazione del fiume abbandonato a se stesso. La campagna vicina, quantunque poco ben coltivata, è deliziosa. I Turchi v’aveano stabilito delle Saline: ma il cangiamento, che à fatto il Paese passando dal giogo Ottomano al Dominio Veneto, ne à portato con se l’abbandono. Non è però uliginoso e insalubre quel tratto di pianura, ch’era dalle Saline occupato; egli invita qualche mano intelligente a farvi prova di quanto vaglia l’acqua perenne del fiumicello vicino, la dolcezza del clima, l’apricità della plaga.

Veggonsi ancora lungo le rive del picciolo Porto di Stobrez riconoscibili vestigj delle antiche mure d’Epezio, ch’erano fabbricate bensì di solidi materiali, ma senza quella squisitezza di connessione, che si ammira nelle fabbriche Romane. Un sotterraneo condotto, di cui sussiste nel suo primiero stato la bocca, e che s’interna ben addentro sotto le rovine nascose della Città, mostra d’aver servito negli antichi tempi a scolarne le acque. Vicino alla Chiesa Parrocchiale, ch’è un buon quarto di miglio lontana dalle rive del Porto, si osservano le fondamenta d’una Torre, che fiancheggiava Epezio da quella parte; e la Chiesa medesima è stata eretta su’ fondamenti delle antiche mura. Io mi

  1. Xarnovniza à il nome da Xarn, che significa in lingua Illirica Mulino.