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il passaggio. L’ampia rovina, che vedesi in quel luogo, e l’altezza rigogliosa de’ massi ad onta de’ quali il Fiume si fece strada squarciando le viscere della montagna di cui formavano l’ossatura, sono oggetti ben atti a far intendere quali, e quanto continue alterazioni soffra dalle acque montane la superficie del nostro Globo. Questa lezione non è propria del solo fiume Cettina, o della Kerka, ma di tutti anche i più piccioli torrenti: nè solamente è applicabile alle regioni montuose, ma eziandio alle basse pianure soggette ad allagamenti che le alzano, ed ai paesi litorali vicini alle foci, che si trovano come Ravenna, e Adria, in breve giro di secoli allontanati dal mare.
La Cettina all’uscire dalle angustie di Miriz si spande ampiamente pel Vallone, e diramasi fra’ banchi di ghiaja, e gl’intoppi tofacei. Un breve miglio più sotto ponno arrivare le barche; e vi faceano scala altrevolte cariche di sale al piè della Fortezza di Vissech, sin da quasi un secolo smantellata come inutile. Il P. Farlati nell’Illirico sacro pochi anni sono dato alla luce parla di Vissech, come d’un luogo fortificatissimo, e ben guardato. Il signor Busching ne fa una Città; ciò che dee credersene si è, che non solo non v’ànno abitanti, ma nemmen vestigj d’abitazioni. Da questo sito al mare scorre per tre miglia liberamente il Fiume senza trovar intoppi, quantunque faccia un viaggio tortuoso fra dirupi d’una spaventevole altezza, che gli formano per lunghi tratti argini perpendicolari. La varietà de’ punti di vista, che s’incontrano nel breve corso della Cettina da Vissech ad Almissa, è veramente deliziosa; i naviganti passano da strettissimi canali ad aperti valloncini ben coltivati, e sparsi di animali che vi pascolano: indi s’internano fra le rupi senza che si possa prevedere come faranno ad uscirne; ed al-