Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/402

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vi fiumi, e torrenti, che le pianure continue trasformarono in montagne, e in colli trinciati, e suddivisi da Valloni; come ai fiumi, e ai torrenti sieno mancate le acque col mancare de’ monti più antichi, da’ quali erano discese le ghiaje; come nelle gran fenditure, e ne’ Valloni siasi un nuovo mare introdotto io non lo saprei dire; quantunque assai vicini all’età nostra deggiano essere stati questi ultimi avvenimenti, in confronto de’ primi. Sarebbe davvero un’occupazione pessima quella di chi volesse mettersi di proposito a spiegare i come, e i quando di tutte le rivoluzioni sofferte dalla sola corteccia esteriore del nostro miserabile Globo. Il loro numero provato delle osservazioni di Orittologi diligenti, e oculati metterebbe in allarma migliaja di Brovallj, che non vorrebbero forse venire a patti, e contentarsi di farle accadere rapidamente l’una dopo l’altra in un breve giro di secoli: sul qual ripiego un amico della pace non troverebbe che dire. Lungo il lido del Porto di Lesina io ò raccolto selci gialle, verdi, e rosse tutte compenetrate di fluore piriticoso dendromorfo. Nel picciolo scoglio di Borovaz trovansi degli ammassi d’ossa fossili.

Parecchi uomini dotti produsse la Città di Lesina nel Secolo XV, i nomi de’ quali sono riferiti da Vincenzo Pribevio nella sua Orazione de Origine & successibus Sclavorum colà recitata nell’anno MDXXV. Fra questi due si distinsero nella Poesia, e furono Annibale Lucio, e Pietro Ettoreo, del primo de’ quali sono stampate alcune cose poetiche1;

  1. Robigna Gospodina Anibala Lucia, Hvarskoga Viastelina. Venezia. 1627. in 8°.