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XXXVI. IL NANO

parigi1


Da un solo e — probabilmente il suo nome si leggerà in questo capitolo — io aveva sino a quel giorno udito fare l’osservazione, e una sola volta da un solo: qual meraviglia dunque ch’io, non essendone preoccupato, ritraessi attonito gli occhi dalla platea? — attonito dell’indefinibile scherzo della Natura nella creazione di tanta turba di nani. È vero che di tempo in tempo la Natura scherza in tutti i canti del globo; ma in Parigi le sue piacevolezze passano tutti i modi: e diresti che la giovialità della Dea va del pari con la sua sapienza.

E però, mentr’io sedeva all’opéra comique, la mia fantasia uscì per le vie a misurare chiunque incontrava — malinconica applicazione! e ben più se si vede una statura minima — con faccia olivastra — occhi vivaci — naso lungo — denti bianchi — guance sporgenti — e quando pensa —

  1. Perchè nulla manchi all’accuratezza con cui si è promesso di stampare l’autografo di Didimo, avvertesi, che egli tradusse quest’intitolazione così: PARIGI E MILANO, quantunque in nessuna edizione del testo inglese si trovi nominata la seconda città.