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che il garzonetto pose amore all’uccello e lo condusse a salvamento sino a Parigi.
E diede una lira per una gabbietta: e non avendo che fare di meglio, il garzonetto ne’ cinque mesi che il suo signore dimorò in Parigi, andava insegnando nella sua lingua materna all’uccello le quattro parole — (e non più) — alle quali io mi chiamo debitore di tanto.
Quando il signore partì per l’Italia, il garzonetto lasciò lo stornello all’albergatore — Ma la sua canzonetta di libertà era in lingua mal nota1 a Parigi; però l’uccello non fece avanzi, o pochissimi — Così che La Fleur con una bottiglia di Borgogna comperò per me l’uccello e la gabbia.
Rimpatriando io dall’Italia, lo condussi meco al paese nella cui lingua esso avea imparate quelle sue note — e raccontando i suoi casi a Lord A — Lord A mel richiese e dopo una settimana Lord A lo diede a Lord B — Lord B ne fè dono a Lord C — e il cameriere di Lord C lo rassegnò a Lord D per uno scellino — Lord D lo regalò a Lord E — e via così — e così andò in giro per mezzo l’abbiccì —
- ↑ Il testo: being in an unknown language — in lingua ignota: ma l’autore viaggiava in Francia nel 1762.