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SENTIMENTALE
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ture, eludendo ad un tempo ogni mio raziocinio sovr’esso.

Parlo d’una lunga persona, d’aspetto filosofico, asciutto, affilato; la quale posatamente andava e veniva per quella via; e dopo forse sessanta passi, ritornava davanti all’hôtel — d’anni cinquantadue — con una cannuccia sotto l’ascella — giuba, camiciuola e brache di color cupo; un po’ benemerite per lungo servigio — ma si confacevano a quell’aria modesta d’economica propretè. Dall’atto con che si levava il cappello, e s’accostava alla maggior parte delle persone che gli passavano da lato, m’accorsi ch’ei domandava la carità: onde aspettando anch’io la mia volta, sciolsi la borsa ad apparecchiargli un pajo di soldi — ripassò; ma non mi fe’ motto — nè mi s’era dilungato sei passi ch’ei domandò la limosina a una femminella — e da lei a me, io aveva più sembianza da poter dare — se n’era appena spedito, ed eccoti dal lato medesimo un altra donna, a cui egli inchinandosi sporgeva tosto il cappello — in quel mezzo un vecchio gentiluomo veniva a bell’agio, e un damerino sveltissimo s’affrettava a gran passi — l’accattone li lasciò andare. Rimasimi dunque a mirarlo ed a rimirarlo per più di mezz’ora, nel qual tempo egli girò innanzi e indietro

 
 
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