Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
nima grandezza le quali ardono, e, a quanto sappiamo, non giovano gran che a noi mortali.
Per quell’andito adunque io m’avviava all’albergo, quando cinque o sei passi innanzi ch’io giungessi alla porta m’accorsi di due signore, l’una a braccio dell’altra, col dosso al muro, le quali secondo le mie induzioni aspettavano un fiacre — e poich’erano si presso alla porta, io per rispetto al diritto di priorità, m’incantucciai pianamente un braccio o poco più di qua dalle due signore — e quasi invisibile, perch’io era vestito di nero.
La signora che mi stava più presso era una lunga, e smilza persona d’anni forse trentasei — l’altra, di pari forme e statura n’avrà avuti quaranta — e non aveano indizj nuziali nè vedovili — bensì in tutto e per tutto l’aspetto di due caste sorelle vestali, a cui nè le carezze nè i baci avevano libata la rugiada quasi gelata su le lor labbra — in altro tempo io mi sarei cordialmente adoperato alla loro felicità; ma per quella sera la loro felicità doveva arrivar d’altro luogo.
Una voce sommessa con dicitura elegante e con soave cadenza supplicava, che tra lor due facessero, per l’amore di Dio, l’elemosina d’un dodici soldi. E mi parve fuori d’ogni uso che