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SENTIMENTALE 73


— Or, pregoti, va’ — va’, mio figliuolo, diss’io.

Il postiglione m’additò l’erta — M’ingegnai dunque di ritessermi, com’io poteva la storia dello sconsolato tedesco, e dell’asino; ma il filo mi s’era rotto — e il rappiccarlo era disperata impresa per me, siccome il trotto per quel postiglione —

— Ma se l’ho detto che il demonio ci mette la coda! eccomi, diceva io, qui seduto, sinceramente disposto quant’altri mai a ridurre in meglio il peggio, e tutto mi s’attraversa.

Tuttavia la Natura ci riserba un lenitivo soave ne’ mali; ed io l’accolsi grato dalle sue mani, e m’addormentai. La prima parola che mi svegliava fu Amiens.

— Se Dio m’ajuti! esclamai stropicciandomi le palpebre — questa è la città dove sta per venire la mia povera dama.


XXVIII. AMIENS


Le parole m’uscíano di bocca, quando trapassò in posta il calesse del conte de L*** e di sua sorella, la quale ebbe appena tempo di farmi un saluto di riconoscimento — anzi un saluto che mi significava, che non era per anche tra noi finita ogni cosa. Ella avea tanta bontà nell’animo quanta negli occhi. Un servo di suo fratello venne,

 
 
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