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772 nota

III

IL «DE UNO»

Nel proloquium, nei duecentoventidue capitoli, preceduti da un principium1, e nella conclusio il Vico, conforme il suo disegno2, avrebbe dovuto svolgere le prime due parti della prolusione del 1719, ossia dare alla trattazione carattere esclusivamente filosofico. Ma le mirabili «discoverte» compiute nel campo della filosofia e della storia avevano prodotto una tal rivoluzione nella sua mente e accentuato siffattamente in questa, insieme con le sue grandi qualitá positive, anche l’antimetodicitá, l’antididascalismo e il geniale confusionismo3, e, d’altra parte, il numero stesso di quelle «discoverte» rendeva così diffícile dominar la materia a chi si facesse a trattarla per la prima volta o per una delle prime volte, che non è da far le maraviglie se capitasse sovente all’autore di anticipare in questo primo libro dimostrazioni e conclusioni storiche che avrebbero trovato luogo piú acconcio nella seconda parte del secondo libro, ove, del resto, le si incontra una volta ancora con piú ampi sviluppi e talora notevoli varianti di pensiero.

I duecentoventidue capitoli sono contradistinti da semplici numeri ordinali, non posti nemmeno in mezzo alla pagina, ma, per economia di spazio (tutto fa presumere che la spesa della stampa cadesse a esclusivo carico dell’autore), preposti alla prima riga di ciascuno. Ciò non ostante e malgrado la brevitá eccessiva di parecchi (qualcuno non supera la mezza riga), essi, nella mente del Vico, volevano essere, non paragrafi, ma precisamente «capita». Prova ne sia che «caput ultimum» è intitolato, nel testo, il CCXXII, e che nelle note a piè di pagina viene adoperata l’abbreviazione «cap.» per rimandare a quelle divisioni primarie.

  1. Veramente nel testo dell’edizione originale la dicitura «principium» manca (e appunto perciò nella presente riedizione è stata posta tra parentesi quadre). Ma la si ritrova spesso nei rimandi a piè di pagina.
  2. Autobiografia, ed. cit., p. 41.
  3. Cfr. Nicolini, Giovinezza cit., cap. IV, e Brevi cenni cit., § VIII.