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aspetti principali di questa scienza 157


tutte le riprensioni, ch’in un gran numero di materie fa contro i giureconsulti romani, loro non appartengono punto, siccome a quelli i quali, avendone posto per principio la provvedenza divina, intesero ragionare del diritto natural delle genti, non giá di quello de’ filosofi e de’ morali teologi.

396Dipoi il Seldeno la suppone, senza punto avvertire all’inospitalitá de’ primi popoli, né alla divisione che ’l popolo di Dio faceva, di tutto il mondo allor delle nazioni, tra ebrei e genti; — né a quello: che, perché gli ebrei avevano perduto di vista il loro diritto naturale nella schiavitú dell’Egitto, dovett’esso Dio riordinarlo loro con la Legge la qual diede a Mosè sopra il Sina; — né a quell’altro: che Iddio nella sua Legge vieta anco i pensieri meno che giusti, de’ quali niuno de’ legislatori mortali mai s’impacciò; — oltre all’origini bestiali, che qui si ragionano, di tutte le nazioni gentili. E se pretende d’averlo gli ebrei a’ gentili insegnato appresso, gli riesce impossibile a poterlo pruovare, per la confessione magnanima di Giuseffo assistita dalla grave riflessione di Lattanzio sopra arrecata, e dalla nimistá che pur sopra osservammo aver avuto gli ebrei con le genti, la qual ancor ora conservano dissipati tra tutte le nazioni.

397E finalmente Pufendorfio l’incomincia con un’ipotesi epicurea, che pone l’uomo gittato in questo mondo senza niun aiuto e cura di Dio. Di che essendone stato ripreso, quantunque con una particolar dissertazione se ne giustifichi, però senza il primo principio della provvedenza non può affatto aprir bocca a ragionare di diritto, come l’udimmo da Cicerone dirsi ad Attico, il qual era epicureo, dove gli ragionò Delle leggi.

398Per tutto ciò, noi da questo primo antichissimo punto di tutti i tempi incominciamo a ragionare di diritto, detto da’ latini «ius», contratto dall’antico «Ious»: dal momento che nacque in mente a’ principi delle genti l’idea di Giove. Nello che a maraviglia co’ latini convengono i greci, i quali per bella nostra ventura osserva Platone nel Cratilo che dapprima il gius dissero διαιον, che tanto suona quanto «discurrens» o «permanens» (la qual origine filosofica vi è intrusa dallo stesso