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378 libro secondo - sezione undecima - capo terzo


famoso altare degl’infelici, estimando con la giusta idea d’«infelici» gli uomini eslegi ed empi, che dalle risse della infame comunione ricorrevano alle terre forti de’ forti, come sopra abbiam detto, tutti soli, deboli e bisognosi di tutti i beni ch’aveva a’ pii produtto l’umanitá; onde da’ greci si disse ἄρα anco il «voto». Perché, come pur sopra abbiam ragionato, sopra tali prime are del gentilesimo le prime ostie, le prime vittime (dette «Saturni hostiae», come sopra vedemmo), i primi ἀναθήματα (ch’in latino si trasportano «diris devoti »), che furono gli empi violenti, ch’osavano entrare nelle terre arate de’ forti per inseguire i deboli, che per campare da essi vi rifuggivano (ond’è forse detto «campare» per «salvarsi»), quivi essi da Vesta vi erano consagrati ed uccisi; e ne restò a’ latini «supplicium» per significare «pena» e «sagrifizio », ch’usa fra gli altri Sallustio. Nelle quali significazioni troppo acconciamente a’ latini rispondono i greci, a’ quali la voce ἄρα, che, come si è detto, vuol dire «votum», significa altresí «noxa», ch’è ’l corpo c’ha fatto il danno, e significa «dirae», che son esse Furie, quali appunto erano questi primi devoti che qui abbiam detto (e piú ne diremo nel libro quarto), ch’erano consagrati alle Furie e dappoi sagrificati sopra questi primi altari della gentilitá. Talché la voce «hara», che ci restò a significare la «mandria», dovette agli antichi latini significare la «vittima»: dalla qual voce certamente è detto «aruspex» l’indovinatore, dall’interiora delle vittime uccise innanzi agli altari.

777E da ciò che testé si è detto dell’ara massima d’Ercole, dovette Romolo sopra un’ara somigliante a quella di Teseo fondar Roma dentro l’asilo aperto nel luco, perché restò a’ latini che nommai mentovassero luco o bosco sagro, ch’ivi non fusse alcun’ara alzata a qualche divinitá. Talché per quello [che] Livio ci disse sopra generalmente, che gli asili furono «vetus urbes condentium consilium», ci si scuopre la ragione perché nell’antica geografia si leggono tante cittá col nome di «are». Laonde bisogna confessare che da Cicerone con iscienza di quest’antichitá il senato fu detto «ara sociorum», perocché al senato portavano le provincie le querele di sindacato contro i