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190 libro primo


in tempo e le contiene tutte dentro di sé, e tutte, applicandovi, le conserva.

1184La qual dimostrazione pruova ad un fiato queste quattro grandi veritá:

1. ch’un’idea eterna è ’l principio di tutte le cose mortali;

2. che Dio è principio libero delle produzioni ad extra;

3. che ’l mondo è stato criato in tempo;

4. che vi sia provvedenza divina, la quale, intendendo, conserva tutte le cose criate.

1185Per tutto ciò quel «dovette, deve, dovrá» è una maniera archetipa e quasi creativa, la quale non si può avere che nell’idee eterne di Dio; poiché tanto vagliono «dovette» quanto «fu fatto», tanto «deve» quanto «si fa», tanto «dovrá» quanto vale «farassi». Talché cosí, in certo modo, la mente umana con questa Scienza procede a produrre da sé questo mondo di nazioni come la mente di Dio procede nel produrre il mondo della natura, il qual sommo Facitore, nel suo Principio, nel suo Verbo, nella sua eterna Idea, disse in tempo quel «Fiat» et facta sunt. E ’n cotal guisa questa Scienza, come nelle Degnitá avvisocci Aristotile, vien ad essere «de aeternis et immutabilibus».

1136[359] Ma tutte queste, anziché pruove le quali soddisfacciano i nostri intelletti, sono ammende che si fanno agli errori delle nostre memorie ed alle sconcezze delle nostre fantasie, e, per questo istesso, faranno piú di violenza a riceverle e piú di piacere dopo averle ricevute. Pruova sia di ciò che, se non avessimo avuto affatto scrittori, sí fatte pruove punto non ci arebbero bisognate, e senza esse resterebbono per tanto ben sodisfatti gl’intelletti di ciò che ne aremmo ragionato in idea; anzi, liberi di cotanto vecchie, comuni e robuste anticipate oppenioni, ci ritruoveremmo piú docili a ricevere questa Scienza.

1187[360]..... questi deon esser i confini piú accertati e piú utili alle repubbliche cristiane, che distinguono la ragione e la fede, che non sono quelli di Pier Daniello Uezio, ultimamente in un libro postumo usciti alla luce. E chiunque se ne voglia trar fuori, egli veda di non trarsi fuori da tutta l’umanitá.

1188Ora qui si rapportino tutte le degnitá dalla i [ii] fino alla xx [xxii], la xxix [xxxi], il secondo corollario della xli [xliii], la xlii [xliv], la lx [lxiv] e la lxi [lxv], l’ultimo della c [cv] e particolarmente la ci [cvi]; e si truoverá tutto lo qui detto essere eminentemente da quelle dimostrato.