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256 libro quarto


con un senso uniforme sentirono tali e non altri, tanti né piú né meno, bisognar alla monarchia. Se non vogliamo che la legge regia di Samuello, con la quale Saulle da Dio fu ordinato monarca, con gli stessi viaggi di Pittagora per lo mondo, avesse caminato dagli ebrei a’ romani, da’ romani a’ turchi ed a’ francesi. E i pareggiatori del diritto attico fanno venire la legge delle XII Tavole da Atene in Roma per alquanti pochi costumi civili romani, ch’osservano sopra autori greci essere stati conformi in Atene. Ma della patria potestá, della suitá, agnazione, gentilitá, e quindi delle successioni legittime, de’ testamenti, delle tutele, della mancipazione (con cui si solennizzavano tutti gli atti legittimi, tra’ quali erano i matrimoni e le adozioni, e senza la quale tra’vivi non s’acquistava dominio civile), delle usucapioni e finalmente delle stipulazioni (con le quali s’avvalorano tutti i patti), nelle quali cose consiste tutto il corpo del diritto romano, siccome negli ordini osservati dal Bodino uniformi traile quattro anzidette nazioni si contiene tutta la forma del governo monarchico, essi non ne rapportano verun luogo pari da niuno greco scrittore; e ciò che loro fece prender abbaglio, fu il lusso greco de’ funerali, che truovaron vietato dalle leggi romane. Ma vi voleva questa Scienza, che lor dasse la discoverta de’ caratteri poetici, co’ quali parlarono per lunga etá le antiche nazioni, per poter intendere che dovette introdursi in Roma dopo che i romani si erano conosciuti co’ greci, che fu con l’occasione della guerra di Taranto, che portò appresso quella con Pirro; e che nelle XII Tavole si andarono tratto tratto aggiugnendo le leggi che dal CCCIII di Roma si comandarono lunga etá appresso, come noi ne’ Corollari della Logica poetica abbiamo pienamente sopra dimostro.

1376[1007] Or, ritornando al proposito, diciamo che cotal legge regia naturale, ch’intesero tutte le nazioni, non seppero vedere tutti gl’interpetri delle leggi romane, occupati tutti d’intorno alla favola della legge regia di Tribuniano, di cui apertamente si professa autore nell’Istituto, ed una volta l’appicca ad Ulpiano ne’ Digesti. D’intorno alla quale se Tribuniano non avesse favoleggiato, essi non saprebbero render alcuna ragione della monarchia romana che fu fondata da Augusto; [CMA3] siccome Ugon Grozio, per renderne ragione, egli è, quantunque a torto, con vani o falsi o irragionevoli argomenti notato dal Gronovio, che vi scrive le note a compiacenza della libertá olandese, che ’l Grozio in ciò sia adulatore della francese monarchia. Ma l’intesero bene i giureconsulti romani.....