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236 IV - POLEMICHE RELATIVE AL «DE ANTIQUISSIMA * IV. — I latini per la voce «genus» intendono la forma (p. 143). Ciò ha bisogno di prova. Troviamo noi bensí adoperato il vocabolo «.genus» in sentimento di «spezie», talvolta in sentimento di «forma» o «modo di dire», «oprare», e simili ; ma che e’ significhi ciò che «forma» da’ filosofi s’appella, noi ancora trovato non l’abbiamo. V. — Usarono i latini la voce «species», per significare ciò che i filosofi dicono «individuo» (p. 143). Ciò pure è bisognoso di prova. Cicerone ò), tuttoché come barbaro non riprovi questo vocabolo «species», tuttavia giudica migliore quest’altro «forma», per denotar quella parte determinata di cose, in cui il genere si divide. VI. — Tal è il significato di questi due vocaboli: «animus» e «anima», che «animus» ciò significhi con che l’uomo sente, e «anima» ciò con che egli vive; e una significazione si fatta l’ha presa Lucrezio da Epicuro (p. 167). Noi qui primieramente cosi argomentiamo. Dunque ciò che ’l signor di Vico va filosofando dell’«animo» e dell’* anima» non fu il parere degli antichi savi d’Italia, ma tardi passò nel Lazio dalla Grecia, donde Lucrezio lo trapiantò, còltolo dagli ameni «giardini d’Epicuro», dove era nato e fioriva. Secondariamente pare a noi piú tosto che appo i latini «anima» significasse ciò con che viviam noi e eh’in noi è comune colle bestie, ma «animus» ciò significasse con che noi pensiamo e conosciamo, altrimenti chiamato «mente» e «intelletto», e che dalle bestie ci fa essere differenti ( 3 ). «Animus est quo sapimus, anima qua vivimus» f3 ). «Sapimus animo, fruimur anima» (*>. «Animus consilii est, anima vitae» (5). Oltr’a ciò, quale fosse il sentimento di Tito Lucrezio intorno all’animo e all’anima, chiaramente appare da que’ versi: Nunc animum atque animavi dico contunda teneri inter se, atque imam naturam conficere ex se ; (1) Topica, 7. (2) Vedi il Tesoro della lingua latina, alle voci «anima», «animus». (3) Non. Marc., ad v. 4) Accio, ntW’Epig. (5) Skrvio, ad Aen.