Pagina:Vico, Giambattista – Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapientia e le polemiche, 1914 – BEIC 1965567.djvu/315

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nota 309


esse restava fra le sue carte, e che il buon cappuccino (il quale non si prese di certo la briga di fare tutti i nostri ragionamenti), credendo che le Emendationes si riferissero a D, facesse rilegare le une e l’altro in un solo volume; — b ) oppure che il V. donasse al suo amico in un primo momento A e A1, e in un secondo momento D, e che il Palazzolo sostituisse, nel codice, D ad A, senza togliere, per altro, A1. A sostegno di codesta seconda ipotesi (che ci sembra assai piú probabile) valga non tanto il fatto che il V. nei cataloghi delle sue opere discorra di orazioni «donate originalmente» od «originali» al Palazzolo (giacché «originale», qui, potrebbe essere sinonimo di «manoscritto» e non di «autografo»), quanto che nella dedica è detto nel modo piú esplicito «hunc... autographum codicem». Dunque la dedica non poteva riferirsi a D, che è apografo, ma ad A; e ad A deve del pari riferirsi il sommario (che è a tergo della dedica): il che verrebbe anche a spiegare perché i titoli delle singole orazioni sieno, nel sommario, affatto diversi da quelli preposti, in D, a ciascuna di esse.

Comunque, certo è che D rappresenta fortunatamente l’ultima volontá del V.: su di esso, dunque, dovevamo condurre la nostra edizione. Per altro, non senza qualche ritocco. Giacché l’ignoto amanuense, cui il V. si affidò, se non era proprio nemico acerrimo del latino, ne conosceva quanto uno scolaro di terza ginnasiale: del greco, poi, non è addirittura da parlare. Da ciò strafalcioni parecchi nella trascrizione, qualche salto e anche qualche vuoto. Vero è che il V. s’addossò egli stesso di correggere gli spropositi, di supplire le omissioni e di colmare le lacune; e ciò fece con l’accuratezza che soleva porre in sì fatti lavori. Pure, qualcosa gli sfuggì. Alle involontarie distrazioni di lui riparò giá in gran parte il Galasso, introducendo qua e lá alcune sennate correzioni, che abbiamo fatte quasi tutte nostre. Qualche altro erroruccio, sfuggito anche al Galasso, abbiamo emendato noi.

E delle correzioni del nostro predecessore e nostre indichiamo qui le principali:

p. 6, r. 3 dal basso, corr. «veter» in «vester»; — p. 11, r. 15, corr. «infinitate» in «infinitae»; — ivi, r. 17, corr. «abortam» in «obortam»; — p. 12, r. 6, corr. «ratiocinatio» in «ratiocinantis»; — p. 21, r. 6, corr. «Archimedes» in «Archimedem»; — ivi, r. 8, corr. «Scipiones» in «Scipionem»; — ivi, r. 18, corr. «affectum» in «affectuum»; — p. 22, r. 7 dal basso, corr. «servet» in «servat»; — p. 24, r. 15, corr. «quaecumque» in «quicumque»; — p. 28, r. 14, corr. «commineret» in «com-