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ALL’ABATE GIOVAN MARIO CRESCIMBENI

Ringrazia per la propria nomina ad accademico arcade, preannunzia il De antiquissima Ilalorum sapientia e invia il sonetto «Donna bella e gentil, pregio ed onore».

Rendo infinite grazie e professo eterne obligazioni a tutta cotesta preclarissima accademia, e specialmente a Vostra Signoria illustrissima, che mi ha promosso all’onore di esservi annoverato; che è tanto dire quanto di avermi distinto con un carattere di protestata letteratura: quando in me non riconosco altro pregio se non che un desiderio di conseguirla ed una riverenza verso coloro che l’hanno aggiunta. Talché, avvisandomene immeritevole e conoscendo che non temerariamente vogliate decorare alcuno e farlo degno della vostra dottissima adunanza, stimo che, avendo forse le Signorie Vostre illustrissime veduto qualche mia debole fatiga, dalla quale abbiate fatto congettura che io potessi tentare cosa maggiore, me ne abbiate, con onorarmi si fattamente, voluto dare uno stimolo. Se la mia avversa fortuna e le mie indisposizioni me ’l permetteranno, m’adoprarò che affatto non vada in vano cotesto vostro giudizio: se potrò mai ridurre a fine un’opera che mi ritruovo aver meditato in onore della veneranda nazione d’Italia, nella quale, ad esempio di Platone nel Cratilo , vado rintracciando dalle origini delle voci latine la sapienza degli antichi italiani, la quale conspira in un nuovo sistema di tutte e tre le filosofie, che professarono gli antichi toscani principalmente e gli ioni, dalle quali due nazioni ha le sue origini la latina favella. In particolar nome poi mi professo a Vostra Signoria illustrissima sommamente dovuto per l’onore

ius incertutn, manum regiam Potnponii, quare libro priore [De urto], cap. clxvii, dicebam. Arguineiitum de iurisprudentia arcana roraanorum non solum romanis rebus romatiaeque iurisprudentiae, sed universae historiae universaeque erudiiioni afterre luculentissimam luceru. Itaque huius lucubrationis bona et magna pars illustrissimo nostro regiae universitatis praefecto est accepto referenda; cuius oppositionum gravissima auctoritas ad haec omnia in bisce libris dissertanda magno mihi fuere incitamento [V.].