Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/171

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raziocinare, che quanto investigar vi brigate intorno alle piti antiche etá, lo rinvenite con tanta felicitá che par propio che voi foste in ciascuna di esse fiorito. Gran ventura di noi e di coloro che verranno, da che per lo vostro libro ci possiamo dar vanto di avere chiaramente veduto tanti e si ’ntrigati fatti di tempi lontanissimi, senza essere sottoposti allo scempio degli anni !

Mi permetta la modestia di Vostra Signoria che io alquanto piu mi distenda. Avete tolta ed egregiamente fornita una impresa non ancor tentata da teologo e metafisico veruno; imperciochè dimostrano costoro V esistenza di Dio dall’ esistenza delle sustanzie, ma voi, con lume non men evidente, il dimostrate dall’ indifferenti modificazioni, cioè dall’ idee e fatti di coloro che fondarono l’antiche ragunanze, repubbliche, imperi e leggi; e, per quantunque regnasse fra lor sovente il disordine e Io scompiglio, pur voi sempre vi ravvisate un raggio di ordine bastante a manifestare l’infinito ordine, che si è Dio. A ragion dunque egli è da affermare che a voi dee mollo la giurisprudenzia, peroché l’ assi migliate alle piú nobili facultá, che sono la teologia e la metafisica, dandole il medesimo principio ed ultimo fine. Vi dee la poesia il conoscimento della sua vera origine, la mitologia il rischiaramento, la filologia la consonanza ed unitá, ond’ella ne acquista tanta certezza che può annoverarsi fra le scienze. Vi dee (siami lecito cosi dire) la religione, da che stabilite con irrefragabile chiarezza le sue fondamentali veritá e strozzate l’insano ateismo. E finalmente vi dee l’Italia, peroché manifestate col solenne testimonio della vostra immortai opera il lodevolissimo costume che ne’ letterati di essa, e spezialmente della nostra Napoli, fiorisce, cioè di fare l’umana dottrina serva della cattolica credenza, e dirizzare la mente armata di umile e pio agume a trovare e rischiarare (quando però e ’n quanto all’umano intendimento è ciò permesso) le veritá che quella n’insegna; nel che il vero savere consiste. Taccio la bellezza del vostro stile, che ravviva il tempo di Augusto, e taccio altre considerazioni, parte delle quali le riservo alla viva voce, peroché a volere dir tutto piú tosto mancherebbe il tempo che le cose.

G- B. Vico, Opere - v.

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