Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/227

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i medici in curare i malori de’ corpi, né i morali teologi in curar quelli delle coscienze; e finalmente la regola sopra la quale tutto il mondo si acquieta e riposa in tutte le liti e controversie, in tutti i consegíi e provedimenti, in tutte Reiezioni, che tutte si determinano con tutti o con la maggior parte de’ voti.

E la ragione di tutto ciò che ho scritto è che, dappertutto celebrandosi il criterio della veritá del medesimo Renato, che è la chiara e distinta percezione, il quale, non diffinito, è piú incerto di quel di Epicuro, che il senso evidente di ciascheduno, il qual ogni passione ci fa parer evidente, conduce di leggieri allo scetticismo, il quale, sconoscendo le veritá nate dentro di noi medesimi, poco anzi niun conto tiene di quelle che si deono raccogliere dal di fuori, che bisognano ritrovarsi con la topica per fermare il verisimile, il senso comune e l’autoritá del gener umano; e perciò si disappruovano gli studi che a ciò bisognano, che sono quelli degli oratori, degli storici e de’ poeti e delle lingue nelle quali essi parlarono.

Con questo spirito, la maggior parte de’ dotti a compiacenza dánno i giudizi dell’ opere di lettere, facendone regola la loro capacitá, e la loro capacitá giustificando a’ medesimi la propia lor passione. Cosi, in questi stessi tempi che da essi si coltivano metafisiche, metodi e critiche, un’opera, meditata come una metafisica innalzata a contemplare la mente del gener umano e quindi Iddio per l’attributo della Provvedenza, per lo qual attributo Iddio è contemplato da tutto il gener umano, — esaminata con una critica che si fa sopra essi autori delle nazioni, la qual unicamente ci può accertare di ciò che ne dissero gli scrittori, i quali dopo la scorsa almeno d’un diece secoli vi cominciarono a provenire, — e condotta con un metodo addentrato nella generazione de’ costumi umani, che ad ogni tratto ne dá importantissime discoverte, — essi, perché vi si tratta di materie i cui studi si condannano dal metodo di Renato, contro ogni regola di buon’arte critica, senza farne verun esame, senz’applicarvi punto d’attenzione, con un giudizio superbo, che è quel che non rende ragione del perché cosi giudica, la condannano dicendo che «non s’intenda»; e, con costanza veramente di filosofi,

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