Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/237

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della vostra sublimissima mente, e, per dirla in un motto, vi ho scorto il vero metafisico; ché quanto dite, quanto sponete, quanto ragionate, tutto il traete fuori dalla vostra altissima idea, e, senza dirlo con parole, dimostrate di fatto la debolezza di Renato delle Carte, ch’n sei brievi Meditazioni metafisiche, per ispiegarsi, v’adopera cento simiglianze e comparazioni prese da cose al di fuori di essa mente, quando è propietá della mente da sé di prendere le comparazioni e le simiglianze, quando non può altrimenti spiegare le cose delle quali non sa la propia natura; convincete a tutta pruova la corpulenza del padre Malebrance, che apertamente professa non potere spiegarsi le cose della mente che per rapporti che si prendon da’ corpi. Perché voi con una maniera veramente divina e, ’n conseguenza, propia di questa scienza, al lume delle cose dello spirito rischiarate quelle del corpo, e dallo splendor dell’idea illustrate l’oscurezza della materia. Che debbo io dire della vostra generositá con cui combattete Epicuro, di cui non solo non dissimulate o almeno infievolite gli argomenti, ma gl’invigorite ed esaltate con nuove vostre interpretazioni, che gli epicurei tutti non seppero intendere; e con animo pugnace cosi gli andate ad incontrare, perché indi si scorga il vigore col quale l’incontrate, il combattete, il mandate a terra? Che, poi, di quel torrente d’eloquenza divina, con cui vi avete fatto una spezie di favellare tutta vostra propia, perché propia di cotal scienza? della grandezza e sublimitá de’ trasporti, che usate tutti opposti, quali debbon essere, a quelli dell’eloquenza umana, perché questa debbe fare dello spirito corpo e voi in un certo modo fate del corpo spirito?

Voi siete degno, signor don Tommaso, non giá di Montefuscoli, ma della piú famosa universitá dell’Europa; ma, poiché la vostra modestia, eguale alla vostra gran dottrina e virtú, vi fa contento di Montefuscoli, almeno giovate il mondo di cotesta sapientissima scrittura; la quale l’assicuro che recherá gloria, non che a Napoli, all’ Italia tutta, con merito grandissimo della pietá, che si rifonda in utilitá di tutte le repubbliche e particolarmente cristiane.

[Napoli], 7 dicembre 1729.