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Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/245

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vorrei certamente costá portarmi affine di esserne per qualche anno dal medesimo istruito. Ed oh qual profitto ne riporterei ! Fattemi grazia di riverirlo distintamente in mio nome e di significargli i sentimenti di altissima stima che nutro per lo medesimo».

Tanto ha scritto il suddetto a suo fratello fra Daniello Concina, che di proprio pugno ha trascritta questa giustissima commendazione del signor Giambattista Vico.

[Napoli, quaresima del 1733].

LXIII

DEL PADRE NICOLA CONC1NA

Ringrazia del giudizio sulla propria Orazione , ed esprimendo la sua ammirazione, si duole di non potersi recare a Napoli per ascoltare la parola del Vico.

Egli non è possibile ch’io faccia comprendere a Vostra Signoria illustrissima la straordinaria compiacenza risvegliatasi nell’animo mio in veggendomi onorato da una sua lettera, senza ch’io prima con qualche mia le abbia dato motivo. Le posso però bensí dire con onesta, cristiana e religiosa sinceritá che di niun altro letterato del mondo tutto mi potevano riuscire piú gradevoli le lettere che quelle di Vostra Signoria illustrissima, perché di niuno io porto maggior stima che di lei, mentre giudico le opere sue per le piú originali, per le piú profonde e per le piú raggionate di quante mai ne abbia lette. Vostra Signoria dappertutto getta principi fondamentali ed inconcussi e di una feconditá meravigliosissima; l’erudizione che tocca ed accenna, ella è immensa: ma l’uso e ’l raziocinio, che sopra ne forma, dee sorprendere gl’ingegni piú sublimi e piú illuminati. Tutte le parti della filosofia piú scelta, la teologia sacra e cristiana, la giurisprudenza naturale e positiva la geometria nel suo metodo, la storia e filologia piú recondita e le combinazioni piú ingegnose di tutte coteste discipline risplendono