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VI

i. — DI AGNELLO SPAGNUOLO AL VICO

Per le nozze del duca di Canzano Andrea Coppola con Laura Caracciolo dei marchesi dell’Amoroso (1725),

Vico famoso, il cui sovrano ingegno di ricca luce ha pien l’antico vero, sicché tuo nome ascolta ogni emispero e chi piú sa d’onor denti piú degno;

tu con l’inclito stil fregio condegno, che del Veglio trionfi alato e fèro, tessi a’ duo sposi, il cui sommo ed intero valor illustra il secol nostro indegno.

La gran donzella e i don celesti e rari canta e l’ampio di lui senno perfetto, che gioir fanne in si tranquillo stato,

e ’l biondo eroe, eh’ a piú vetusti e chiari giá toglie il grido: il piucch’uman suggetto a poeta immortai commise il fato.

2. — RISPOSTA DEL VICO

Spagnol pregiato, il nostro afflitto ingegno, ch’a spiare si die’ l’antico vero nel dritto d’ogni etá, d’ogni emispero, che mi feo di tua laude ed onor degno;

giá riportato ha ’l bel premio condegno contro d’invidia il nero dente e fèro, e ha fatto del lavoro il pregio intero, incontro a cui e l’oro e l’ostro è indegno.

Ma tu co’ bei pensier sublimi e rari, che formi su disegno in ciel perfetto, u’ vita meni in un divino stato,

in tue rime ben culte adorna i chiari sposi, e ’l gran padre, ché regai subietto niegò a la nostra egra umil musa il fato.