Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/95

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potea camminare, e quel che piú lo affliggea era di vedersi ogni giorno infiacchire la reminiscenza. Fu costretto perciò ad astenersi d’insegnare in sua casa e di proseguir le lezioni nella regia universitá degli studi. Diede in séguito supplica al sovrano acciò si fosse degnato di fargli succedere almeno interinamente nella sua cattedra il figliuolo Gennaro, come colui che bastante prova dato avea per sostenerla, avendo varie volte in presenza del padre spiegate le oratorie istituzioni non senza soddisfazione del pubblico. Fu una tal domanda rimessa per udirne il parere a monsignor don Nicola de Rosa, vescovo di Pozzuoli e cappellan maggiore, alla qual carica in quei tempi unita era la prefettura de’ regi studi. Il saggio prelato, a cui il valore e la probitá del giovane Gennaro Vico era ben nota, non esitò punto di rassegnare al sovrano che, avendo riguardo ai lunghi servigi prestati da Giovan Battista Vico nella regia universitá ed alle buone qualitá che nel figlio concorrevano, potea degnarsi conferir al medesimo la cattedra di rettorica in proprietá. Il qual parere essendo stato dal clementissimo sovrano approvato, venne la cattedra di rettorica conferita a Gennaro Vico con inesplicabil contento del vecchio ed infermo genitore.

Il fiaccato corpo del saggio vecchio andò in séguito ogni giorno piú a debilitarsi, in guisa che avea perduto quasi interamente la memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé piú vicini ed a scambiare i nomi delle cose piú usuali. Non piú si dilettava, come nel principio dell’ infermitá era uso fare, della lettura di qualche latino autore, che Gennaro di lui figliuolo amorosamente gli facea. Passava le intere giornate seduto in un angolo di sua casa tranquillo non solo ma taciturno, ed a stento si nudriva di scarse e leggiere vivande. Gli amici, che Io visitavano con frequenza, eran da lui appena salutati, né mai piú s’intrattenne seco loro, come sempre avea fatto, in onesti e gioviali ragionamenti. Né possibil fu togliere o render men forte un si pertinace malore col presidio dell’arte salutare, ad onta di efficaci rimedi che gli venivan suggeriti da valentissimi medici, suoi colleghi nella regia universitá; ché anzi si disperata infermitá, sempre piú avanzandosi, ridusse finalmente l’ infelice