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102 LIBRO PEMO SEZIONE PRIMA
presso Platone, in uno degli Alcibiadi i ), ch’i Greci fossero sempre fanciulli. Laonde bassi a dire che per cotal boria i Greci, a riguardo degK Sciti e degli Egizi, quanto essi guadagnarono di vanagloria, tanto perderono di vero inerito.
XXXIX
[Guerra peloponnesiaca. Tucidide, il qual scrive che fin a suo padre 1 Greci non seppero nulla delle antichità loro propie, onde si diede a scrivere di cotal guerra.— Anni del mondo 3530]
Il qual era giovinetto nel tempo ch’era Erodoto vecchio, che gli poteva esser padre, e visse nel tempo più luminoso di Grecia, che fu quello della guerra peloponnesiaca, di cui fa contemporaneo, e perciò, per iscrivere cose vere, ne scrisse la storia; da cui fa detto ch’i Greci fin al tempo di suo padre, ch’era quello d’Erodoto, non seppero nulla dell’antichità loro propie 2. Che hassi a stimare delle cose straniere che essi narrano, e quanto essi ne narrano tanto noi sappiamo dell’antichità gentilesche barbare? Che hassi a stimare fin alle guerre cartaginesi, delle cose antiche di que’ Romani, che fin a que’ tempi non avevan ad altro atteso ch’all’agricoltura ed al mestiere dell’armi quando Tucidide stabilisce questa verità de’ suoi Greci, che provennero
1 Né nel primo né nel secondo Alcibiade (di entrambi i quali soli interlocutori sono Socrate e Alcibiade), ma nel Timeo, III, p. 22 b, Crizia riferisce il famoso detto di uno dei sacerdoti egizi: «StbXwv, ScóXcov, "EXXvjvsg dei naìSég èoxs, yépttìv 5è ’EXXvjv oùx loTiv».
2 «Die Stelle des Thucydides, deren ungefahren Sinn Vico hier ausdriickt, steht: 1,20 [«01 Yàp àvGpcDTioi làg àxoàg twv 7ipoYSYevvyjnéva)v, xaì r)v èui^tòpia oqjfaiv ^, óiiotcog àpaoavtoTtog uap’àXXrjXcav Séxovxai»]. Durch ein wunderbares Misverstdndniss macht er aus dem Participium upoySTevv/j(lévcùV dem Thucydides einen allegorischen Valer Herodotus. In der ersten Ausgabe, Seite 29 [ossia SN^, ed. cit., p. 13], sagt er wenigstens weniger nàrrisch: t bis auf die Zeit ihrer (der Griechen) Valer [«fino al tempo dei loro padri»]». (Weber).— Ora, senza dubbio, l’interpetrazione vichiana è del tutto arbitraria; ma il V., d’altra parte, non ha mai pensato a fare d’Erodoto un padre «allegorico» di Tucidide. Col dire «fin al tempo di suo padre» il V. pensava solamente al padre effettivo di Tucidide, e cioè alla generazione precedente a quella di Tucidide: quindi, voleva dire lo stesso di quanto aveva detto in SNK Che poi Erodoto e Oloro, padre di Tucidide, sieno stati su per giù coetanei, è un fatto riferito da tutte le biografie di Tucidide, nelle quali si ricorda anche una famosa profezia fatta da Erodoto vecchio a Tucidide giovanetto (cfr., p. e., negli scolii a Tue, Marcellinus, De Thuc. vita et orationit forma, 91; Sdid., ad v. 6ouxu6.).