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degli elementi 121

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Idee uniformi nate appo intieri popoli tra essoloro non conosciuti debbon avere un motivo comune di vero.

Questa Degnità è um gran principio, che stabilisce il senso comune del gener umano esser il criterio insegnato alle nazioni dalla Provvedenza divina per diffinire il certo d’intorno al Diritto natural delle genti: del quale le nazioni si accertano con intendere l’unità sostanziali di cotal diritto, nelle quali con diverse modificazioni tutte convengono. Ond’esce il Dizionario mentale, da dar l’origini a tutte le lingue articolate diverse, col quale sta conceputa la Storia ideal eterna che ne dia le storie in tempo di tutte le nazioni; del qual Dizionario e della qual Istoria si proporranno appresso le Degnità loro propie.

Questa stessa Degnità rovescia tutte l’idee che si sono finor avute d’intorno al Diritto natural delle genti, il quale si è creduto esser uscito da una prima nazione da cui l’altre l’avessero ricevuto; al qual errore diedero lo scandalo gli Egizi e i Greci, ( i quali vanamente vantavano d’aver essi disseminata l’umanità per io mondo. Il qual error certamente dovette far venire la Legge delle XII Tavole da’ Greci a’ Romani. Ma in cotal guisa, egli sarebbe un diritto civile comunicato ad altri popoli per umano provvedimento (a)1, e non già un diritto con essi costumi umani naturalmente dalla divina Provvedenza ordinato in tutte le nazioni (b)1.Questo sarà uno de’ perpetui lavori che si farà in questi libri: in dimostrare che ’l Diritto natural delle genti nacque



  1. (b) [CMA3] Le quali, riconoscendo tai costumi uniformi senza avergli le une all’altre comunicati, gli osservarono come «iura a diis posita» e «τῶν θεῶν δορῶν», «dono degli dèi»; come ne diffinisce il Diritto natural delle genti Demostene. 2 Questo sarà lo più gran lavoro che si farà, ecc.
    1. (a) [CMA3] come dall’imperadore Antonino Pio 1 in poi fu il diritto civile romano comunicato a tutto il mondo soggetto al romano imperio, e non sarebbe un diritto, ecc.
      1. Non Antonino Pio, ma Caracalla. L’errore del V. (e, con lui, di moltissimi altri, a cominciare da Giustiniano, Nov., 78, § 5) deriva dalla fallace interpetrazione di un passo di Ulpiano, in Dig., I, 5 (De statu hominum), 17: «In orbe romano qui sunt, ex constitutione imperatoris Antonini [così, o «Antoninus Magnus», «Divus Antoninus» è chiamato Caracalla dai giureconsulti romani] cives romani effecti sunt.
    2. Contra Aristogitonem, I, 15, p. 774. Il passo di Demostene (con la variante «θέou», invece di «θέων») il V. trovò riferito in Marcianus, libro primo Institutionum, in Dig., I, 3 (De legib., senatuscons. et longa consuetud.), 2.